Agenda digitale tante opportunità di successo e disastro

in

Mentre è abbastanza evidente che il digitale permette innovazioni e miglioramenti sembra essere completamente ignorato che una digitalizzazione fatta solo per farla può trasformarsi in un incubo.

E' un epoca dove la pubblica amministrazione con Agid e i privati con industria 4.0 hanno di fronte grandi prospettive e opportunità ma se gli ingredienti organizzativi e tecnologici sono inadeguati i risultati possono essere disastrosi.

La pubblica amministrazione nel recente passato offre vari interessanti casi di studio.

Per primo si può dare un'occhiata al recentissimo episodio del nuovo spesometro.

Con una confusione totale, problemi tecnici e proroghe a singhiozzo si è messa a carico del contribuente una tassa aggiuntiva nella forma del tempo sprecato nel tentativo di rispettare degli obblighi di legge senza poter essere sicuri di esserci riusciti.

Una spiegazione ipotizzabile è una mancanza di chiarezza degli obiettivi dato che non c'era traccia di nuove tecnologie.

In pratica questo significa che aspettarsi che un artigiano possa consultare la specifica di uno schema xml è delirante.

Un disastro simile è in opera con la fatturazione elettronica che è organizzata in modo da essere di tutto fuorchè semplificante.

Questi sono problemi che si individuano con facilità e li si rende evitabili solo se si considera l'obiettivo di rendere accessibile il servizio a tutti i destinatari.

Per aziende medio grandi sia lo spesometro che la fatturazione elettronica corrispondono a una conversione dei dati già disponibili che si trovano in un sistema che già prevede l'interscambio elettronico.

Per le realtà più piccole invece si parte da zero e forse sarebbe addirittura opportuno che un gestionale di base fosse offerto dalla pubblica amministrazione. Si eviterebbe la palude dei sistemi di fatturazione artigianali o cartacei e i dati sarebbero già dove servono sia per l'artigiano che per la PA.

Un altro capitolo lo si può dedicare alle varie carte di identità e abilitazione.

Nel caso della CIE si è perso di vista il motivo della sua esistenza e la si è resa complicata introducendo migliorie senza scopo che hanno azzoppato la motivazione originale.

Così in tasca ci si trova la carta di identità di carta in stile unità d'Italia (la CIE solo in poche località), la patente di guida, qualcosa per la SPID e poi la tessera sanitaria. Come ulteriore insulto è praticamente sconosciuta la possibilità di usare la tessera sanitaria per la firma digitale e chi ne ha la necessità finisce per richiedere una soluzione alla camera di commercio o a una società privata.

E' evidente che è importante trovare dei modi per migliorare e per la PA si deve sperare in un buon lavoro fatto da Piacentini altrimenti non resta che ipotizzare l'annessione alla Estonia.